Nella storia del cinema, i titoli e le sequenze dedicati al caffè sono numerosi. Simbolo della quotidianità per qualcuno, protagonista di dialoghi incisivi per qualcun altro, il caffè nei film ha avuto una lunga e brillante carriera, che continua ancora oggi. Vediamo allora alcune importanti pellicole del cinema nostrano dove fa la sua comparsa il caffè.
Partiamo dagli anni ’50 con La banda degli onesti. Qui un caffè ordinato e consumato al bar diventa per Totò l’espediente per spiegare al signor Lo Turco i meccanismi del sistema capitalista.
Dal caffè di una piacevole pausa giornaliera come pretesto di disquisizioni politiche passiamo poi ai primi anni ’60 con Divorzio all’Italiana, film chiave nel sancire l’inizio della commedia all’italiana. Il film racconta di un infelice matrimonio tra il barone Fefè Cefalù (interpretato da Marcello Mastroianni) e la pedante Rosalia. La narrazione si srotola tra le vicende del nobile siciliano che cerca il modo migliore per liberarsi della moglie. Quest’ultima ne è invece follemente innamorata e piena di attenzioni: una tra tutte servirgli il caffè nella sua stanza ogni mattina.
Arriviamo ora agli anni ’80 quando Nanni Loy dedica il film Cafè Express ad un invalido napoletano (Nino Manfredi) che cerca di sbarcare il lunario vendendo caffè abusivamente sui treni Intercity. Qui il caffè è un pretesto per narrare storie di uomini più che di personaggi, incarnando alla perfezione gli aspetti contraddittori della realtà italiana degli anni ottanta.
Gli anni ’90 sono il turno di una pellicola dal tono decisamente diverso: il film Premio Oscar Mediterraneo. Un gruppo di soldati italiani finisce su una sperduta isola greca; ognuno di loro è costretto a convivere con se stesso e con le proprie paure, regalando allo spettatore lo spaccato struggente delle dinamiche che entrano in gioco nelle relazioni di amicizia. Celeberrima è la scena dove Bisio beve un caffè greco lamentandosi del gusto, mentre Abatantuono lo rimprovera così: “Si sente il profumo e si aspetta, il piacere sta tutto lì.”
Nello stesso anno in Pensavo fosse amore… invece era un calesse si narra la vicenda di un amore non corrisposto che trova in una tazzina di espresso il letale alleato. Così Troisi, nelle vesti del personaggio protagonista, rischia di essere avvelenato con un caffè “corretto” con veleno per topi, offerto dalla giovane sorella del suo più caro amico, di lui follemente innamorata.
Terminiamo questa breve carrellata di cinema e caffè con gli anni duemila quando, nel celebre film compilation Coffee and cigarettes, Roberto Benigni siede a un tavolo bevendo caffè, dialogando – per l’appunto – di caffè e sigarette. In questo film il caffè assume un ruolo significativo rispetto allo sviluppo della narrazione, il regista raccoglie undici cortometraggi in bianco e nero dove una serie di personaggi variegati si susseguono in una tavola calda, prendendo il caffè come pretesto per interrogarsi sul senso della vita.