L’ora giusta per il caffè? La pausa caffè al lavoro tra le 10 e le 12 e poi dopo pranzo: è in questo arco temporale che l’ormone prodotto al mattino appena alzati, il cortisolo, cala. È lui a determinare l’aumento di glicemia e grassi nel sangue, mettendo a disposizione l’energia di cui il corpo ha bisogno. Lo dicono gli studi dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma. Un buon caffè aiuta la concentrazione.
In estate magari si preferisce freddo con l’aggiunta di un bel po’ di ghiaccio, ma al caffè è difficile rinunciare, perfino quando fa caldo. La buona notizia è che non si tratta di una brutta abitudine da combattere a ogni costo, anzi: una recente ricerca dell’Università di Londra su oltre 8 mila persone per esempio ha dimostrato che il caffè non fa male alle arterie come molti temono, perché non comporta il temuto irrigidimento dei vasi che potrebbe costituire un pericolo per la circolazione del sangue. Dati confermati da un rapporto dell’Institute for Scientific Information on Coffee, secondo cui grazie al contenuto di polifenoli antiossidanti l’espresso potrebbe diminuire il rischio cardiovascolare complessivo: bere da tre a cinque tazzine al giorno ridurrebbe fino al 15 per cento la probabilità di eventi come infarti e ictus, inoltre pure in chi già ha avuto qualche problema a cuore e vasi il consumo di caffè sembra abbassare la mortalità. Tutto si gioca sulla quantità però: analizzando i dati di quasi 350 mila adulti ricercatori australiani hanno osservato che superare le sei tazzine al giorno può rivelarsi dannoso, perché a quel punto l’effetto antinfiammatorio e antiossidante dei polifenoli viene superato dall’azione della caffeina, che in gran quantità può aumentare la pressione arteriosa.
Di sicuro un buon caffè aiuta a restare svegli: un’altra importante ricerca ha sottolineato che 75 milligrammi di caffeina, cioè quanta se ne può trovare in un espresso, inducono uno stato di maggior allerta e concentrazione che può rivelarsi utile in diverse situazioni. È importante ricordarsi che in particolari situazioni, come la gravidanza, bisogna ridurne il consumo.
Un espresso dopo cena? Per molte persone è un azzardo improponibile, pena restare tutta la notte o quasi con gli occhi sbarrati. Invece non è detto che sia sempre così, anzi: lo dimostra una ricerca pubblicata sulla rivista Sleep per la quale gli autori si sono sorpresi di non aver trovato alcuna correlazione fra caffeina e sonno: le ore e la qualità del riposo non sono cambiate indipendentemente dall’orario in cui i partecipanti hanno preso l’ultimo caffè. Gli effetti della caffeina però sono molto eterogenei e c’è una variabilità individuale enorme. Non si può quindi generalizzare e ciascuno deve imparare a conoscersi.
La dose quotidiana: con 3-5 tazzine di espresso al giorno si fa il pieno dei possibili vantaggi del caffè senza incappare nei rischi da eccesso di caffeina.